Beautiful, il ritorno di Sheila dimostra che i cattivissimi anni Novanta sono ancora tra noi

Beautiful, il ritorno di Sheila dimostra che i cattivissimi anni Novanta sono ancora tra noi

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E quel decennio sta tornando con prepotenza. Le serie tv, antesignane di ogni tipo di nostalgia mediatica, già ci hanno pensato da tempo: Il principe di Bel Air, Pappa e ciccia, Bayside School, Walker Texas Ranger, Beverly Hills, Beavis and Butthead e persino gli Animaniacs sono solo alcuni dei titoli simbolo di quell’epoca che, con più o meno fortuna, sono stati tolti dal congelatore e riproposti in varie salse (spesso incupendoli, bisogna dire). E se le ultime passerelle della moda ci dicono che il fashion world si sta già lanciando a recuperare gli urfidi anni Duemila (tanga che sbucano dai pantaloni cargo, dico a voi), nel frattempo siamo invasi da jeans oversize, magliette tie-dye, camicie di flanella, salopette, crop top, slip dress e bandane. Tutto ciò che avevamo rinnegato come pacchiano negli anni Novanta ora fa faville su Vinted.

Ma non è solo quello. Tutto grida a un recupero degli aspetti più deteriori di quel decennio che, ammettiamolo, Spice Girls a parte ci ha regalato quasi esclusivamente depressione, recessione e cattivo gusto. Le guerre balcaniche ci vengono ora riproposte come una nuova Guerra non più così fredda bensì neo-nucleare ai confini dell’Ucraina. L’annus horribilis della regina Elisabetta pace-all-anima (il 1992) rischia ora di diventare per l’Inghilterra il tempus horribilis di Carlo III e della disastrosa Truss. Lo sdoganamento della Fiamma tricolore, iniziato con Berlusconi che si portava Fini al governo nel 1994, porterà tra pochi giorni a un governo uber-nostalgico e già ha piazzato i “patrioti” alle più alte cariche dello Stato. Crisi immobiliare, disastro energetico e inflazione galoppante ci fanno illudere che la prospettiva di vita più allettante e confortevole sia riconvertire il van dell’A-team in un mini-resort cinque stelle ecosostenibile con le ruote (però con la doccia all’esterno). Almeno trent’anni fa c’era il mito dei colletti bianchi di Bret Easton Ellis, ma di American Psycho oggi sembra esserci rimasto solo lo psycho (ma per fortuna abbiamo gli influencer della salute mentale).

Insomma, tre decenni dopo, ci ritroviamo allo stesso punto di prima, anzi messi peggio: un remake peggiore de La mummia di Tom Cruise (mentre Brendan Fraser, non a caso, vive una meritata rinascita professionale). Eppure quell’epoca su di noi continua ad esercitare una specie di fascino perverso. Una parte di noi rimpiange i rollerblade, i tamagochi e i Power Rangers, e rimpiange anche quella cattiveria non filtrata dal rischio di gogne mediatiche o di rigurgiti fascisti. Rivedere oggi Sheila Carter risveglia una nostalgia per un mondo in cui le pulsioni e le divisioni erano in qualche modo meno ideologiche e meno tossiche, oggi che viviamo immersi in un mondo in cui espletiamo la nostra cattiveria in odio social, complottismi ed esplosioni spropositate di violenza più o meno concreta. Quelli, in fondo, erano solo sguardi torvi.





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di Paolo Armelli www.wired.it 2022-10-14 13:48:50 ,

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